In cucina, oggi, vi è la tendenza (che fortunatamente si sta trasformando in stile di vita), ad inseguire la sostenibilità e conoscere da vicino i processi produttivi dei prodotti che portiamo ogni giorno sulla nostra tavola. Cerchiamo, giorno dopo giorno, prodotti autentici per la nostra famiglia e l'unico modo che abbiamo a disposizione è quello di seguire la "prossimità territoriale" così da toccare con mano i valori espressi.
Uno stile di consumo che ha dato il via ad alcune forme di commercio etico sempre più agganciate alle tradizioni locali, ed è in questo contesto che si parlare di "spesa a km 0" o di "filiera corta".
Per definizione la "spesa a km 0" si contrappone alla spesa fatta in quei punti vendita dove i prodotti per essere disponibili in quel contesto, hanno percorso centinaia di chilometri, tramite intermediari. Ma dobbiamo andar oltre la semplice definizione per comprendere che nella "Filiera Corta" vi è un rapporto più profondo ed emotivo tra il coltivatore/allevatore e il cliente finale.
La "spesa a km 0" vede i produttori e allevatori proporre localmente le loro produzioni artigianali, favorendo un consumo eco-sostenibile andando così incontro ad una delle principali richieste da parte delle famiglie.
Questi piccoli produttori aprono le porte delle loro attività, a conduzione familiare, mettono in campo le loro esperienze e professionalità, operando direttamente.
Quanto piacevole deve essere, mentre si fa la spesa, soffermarsi a parlare con il produttore che ci racconta come nasce il suo prodotto, quali peculiarità gli appartengono, come prepararlo per degustarlo al meglio ? Ci sembra davvero di vederli all'opera.
Condividendo dunque queste scelte: quando un prodotto si può definire realmente a km 0 ? Quando non supera i 70 km dal luogo dove è stato prodotto.